Tanti anni fa, 20 per la precisione, tenni 12 lezioni di
psicologia che ritengo siano ancora attuali. Piccoli scampoli di vita condivisi
con alcuni amici interessati al linguaggio dei sogni.
Ho ritrovato la trascrizione delle registrazioni curata
dalla dottoressa Clara Calasso.
Vi ripropongo la prima, e se l’audience mi darà conforto pubblicherò
anche le altre undici.
Buona lettura.
DANIELE BERNABEI
CORSO di PSICOLOGIA
1997-98
(Trascrizione a cura di CLARA CALASSO)
INDICE
1° Lezione
Apertura
corso(14 ott.'97)
2° Lezione
La rimozione (21 ott.)
3° Lezione
Come usare le immagini (28 ott.)
4° Lezione
Il karma (25 nov.)
5° Lezione
Il rimosso (2dic.)
6° Lezione
La struttura della personalità: i complessi (9 dic.)
7° Lezione
Il Natale. Uccidere l’immagine (23 dic.)
8° Lezione
Pragmatica esistenziale (7 genn. '98)
9° Lezione
Il processo decisionale (13 genn.)
10° Lezione
La proporzione (20 genn.)
11° Lezione
Il linguaggio delle immagini (27 genn.)
12° Lezione
Come si evita la Costellazione del Serpente. (17 lug.)
14 ottobre 1997
1° Lezione
APERTURA CORSO
Non sono io
che faccio il corso, perché in realtà lo farete voi, ognuno con la propria
intelligenza: non quella della cultura, ma un altro tipo di intelligenza che
nessuna scuola insegna come trovare o usare. E’ un po’ come l’Araba Fenice “...che ci sia ciascun lo dice, dove sia
nessun lo sa...” Allora dobbiamo
curare la nostra intelligenza, per non mandarla in cenere, poi farla risorgere
e mandarla ancora in cenere in un circolo vizioso, appunto come l’Araba Fenice,
ma per farla volare alta ancora di più di quanto stiamo facendo adesso.
Io non parlo
mai di etichettatura, anche se poi ogni tendenza o gruppo ha il proprio
simbolo, la Fiat, la Mercedes, le religioni, i partiti etc. Se di simboli
parleremo, si tratterà di quelli che devono essere corrispondenti al valore
della vita che rappresentano, devono correre
insieme con un alito di vita.
Quando si
parla di scientology, esoterismo, teosofia, nichilismo, esistenzialismo etc.,
tutte queste correnti di pensiero pretendono di indagare l’uomo ma poi in realtà propongono
dei modelli di interpretazione o di lettura.
Secondo il comportamentismo, ad
es., l’uomo viene indagato in base a parametri cosiddetti scientifici, laddove
per ‘scientifico’ si intende tutto
ciò che corrisponde a quelle norme. Ma chi ha stabilito che quelle norme sono
scientifiche? Chi le ha emanate. E poiché fanno comodo a certe leve di potere,
quello è il luogo dove si insegna la scienza ufficiale.
In questo corso
di psicologia, cercherò di dimostrare che l’unico obiettivo esperibile,
identificabile e scientificamente dimostrabile, può essere raggiunto attraverso
molte strade. Tutte le strade portano al nostro centro di gravità, perché tutti
i vettori giungono e si dipartono sempre dallo stesso punto. Arrivare fino a quel punto
non è facile perché non esistono scuole che lo insegnino in modo completo ed
esaustivo (Cfr. Il Punto Zero)
Nella scuola
del Buddhismo si insegna che l’uomo è illusione, come corporeità , come
esistenza; nello Yoga si può sviluppare la propria intelligenza solo attraverso
certi esercizi, ma senza il fare quotidiano.
Il monaco, per
vedere Dio, come prima cosa deve fare un atto di obbedienza, quindi può pensare
solo come gli dice un’intelligenza superiore mediata ma non diretta; il
seminarista prende gli ‘ordini’, e
questo significa che è ordinato
secondo un criterio comune, che non è quello suo interiore. Tutte queste cose
funzionano, è vero, ma ‘minus quam
perfectum’. Cioè vanno bene per chi non ha questa intenzione.
Prendere a
modello un’idea, una scienza, una religione o qualsiasi altra cosa, può andar
bene finché serve per crescere, ma ad un certo momento uno può arrivare a
chiedersi: “So tutto su tante cose, ma di
me cosa so?” E’ un innervarsi in una corrente di turbinii emotivi che poi
non portano da nessuna parte.
Nel momento in
cui io dovessi chiedervi: “Tu sai chi
sei, nel profondo, oltre la tua professione, oltre i tuoi amici, le tue
vacanze, il tuo lavoro? Il lavoro che fai è proprio quello che vuoi o vorresti
fare qualche altra cosa? L’amore che hai è proprio quello o nella tua mente a
volte si formalizzano delle immagini che indicano qualche altra cosa? Vai
sempre volentieri con i tuoi amici oppure qualche volta ci sono dei segnali che
indicano diversamente? Se pensi di non poterne fare a meno, è proprio vero?”
(Se uno pensa di non poter fare a meno di qualcuno significa che gli manca
qualche cosa.) Su questo si può essere d’accordo oppure no, ma non è
importante.
Quello che
conta invece è: “Sei d’accordo con te
stesso o non lo sei, durante le ventiquattro ore? Sei in perfetta armonia, in
sintonia con te stesso?” Se sì, tutto va bene; se no, probabilmente c’è uno
spostamento dal progetto iniziale che si identifica in un punto.
Qual è questo
punto?
Per poter
vedere, focalizzare, un punto nero attraverso una immagine mentale, ci vogliono
dieci anni di esercizi. Visualizzare un punto nero significa visualizzare un
luogo che fa differenza da tutto il resto. Dato un contesto, c’è un punto dove
tutto converge e da dove poi tutto si riferisce al punto da cui è data la
convergenza. E’
un punto. Fare il punto della situazione. Punto e a capo. Visualizzare un punto
significa saper sintetizzare in un attimo tutto il reale che ci circoscrive e
in cui noi siamo immersi. Cfr. Il Punto Zero
Il punto
oscuro, nero è il nostro inconscio: se uno riesce a visualizzare il proprio
inconscio ha in mano la propria vita e può condurla in modo ottimale.
L’inconscio dell’uomo è il nucleo, lo spermatozoo spirituale, il
DNA spirituale da cui nasciamo continuamente, e non i complessi (o
comportamenti coatti).
L’unità di
azione è composta di una sola immagine: l’immagine dell’Essere che si fa specie, si
specifica totale in questa esistenza.
‘io
che esisto’ qui e adesso.
Questo punto
che sostiene tutte le nostre individuazioni, e che non è dimostrabile
scientificamente, si può evidenziare attraverso diverse fenomenologie.
Il modo in cui questo punto si manifesta, è la parte finale. Si sta manifestando
anche adesso, attraverso la serietà, perché voi siete allegri, e l’allegria non
è la risata ma essere seri con se stessi in quanto senza errore. L’allegria è
un fatto interiore, che dà un ‘friccico’
a tutte le cellule.
Io non parto
mai dai libri perché a me interessa come stanno le tue cellule spirituali e
biologiche.
(Il dott. Bernabei prende il testo “Il Genoma ontico”- , lo apre a caso e legge.)
ISBN978-88-89391-39-6
“Tante sono le strade per arrivare
all’evidenza di questi processi. (...) Le religioni sono un ostacolo alla
scienza perché sono ideologia
esclusivista. Ogni religione è violenza alle altre religioni...”
Perché questo? Si dicono sempre delle cose che sono
in corrispondenza con ciò che noi siamo ma non con ciò che noi pensiamo.
Questo corso
si potrebbe anche chiamare “Viaggio
nell’ISO”. ‘ISO’ significa ‘uguale’,
uguale a quel punto di cui abbiamo parlato prima. Se uno è uguale al proprio
inconscio, allora le cose vanno bene. Cfr. Iso di Mindows e Auditor Onirico
Io ho avuto
un’immagine. C’era una luce e sotto c’erano tante case, tante scuole, tante
fabbriche, tanti ristoranti, tanti mercati, tanta gente che lavorava, ognuna
con la propria specializzazione, con la propria specificità. La luce illuminava
tutto questo contesto. Non è la luce divina o dei santi, è la luce dell’intelligenza,
la luce della visione. Molti dicono che chi non ha la visione, non ha la
conoscenza ma chi dice questo, non ha né la visione né la conoscenza.
Qui si insegna
la libertà a dover essere, non la
libertà a essere come uno vuole.
La libertà a essere come uno vuole è
bere una bottiglia di whisky e poi stare malissimo... La libertà a dover essere significa bere quello che è necessario
per il mio massimo piacere. Insomma qui si insegna, se uno vuole, a riscoprire la proporzione della propria vita.
Ognuno può pensare
come vuole, purché sia conforme a ciò che egli è. ‘Conforme’ significa che la forma del proprio modo di pensare, del
proprio modo di essere, di vivere, è della stessa forma, cioè corrisponde
esattamente a ciò che è luce per lui.
Le strade e
gli strumenti sono unici ed esclusivi di questa scuola. Si farà anche ‘prassi’
oltre che teoria
(Il dott. Bernabei chiede se qualcuno ha
avuto qualche immagine, durante il suo discorso e qualcuno risponde.)
S: Ho
visto un albero, dietro cui c’è dell’acqua, poi
una montagna sullo sfondo, un sole e una figura danzante verso il sole.
L’albero è il
principio della vita, il principio dell’individuazione, quindi, secondo queste
immagini sembra che le cose potrebbero andare bene per te. Se poi non va più ci sarà
sempre un’immagine che dice se le cose vanno o non vanno. L’attenzione non deve
essere per me ma per voi stessi.
Poi bisogna
imparare la doppia morale, che significa fare finta di, essere d’accordo con
tutti, imparare a dire le bugie, essere falsi fuori ma veri dentro.
R:
Mentre tu pronunciavi la parola ‘luce’, per una frazione di secondo, come in un
flash, ho visto, anzi mi è sembrato di vedere, un Cristo illuminato come le
icone che spesso sono nelle chiese...
Il lavoro che
fai ti pone in una situazione molto diversa da quella standard. Allora queste
continue proiezioni verso il cielo, nonostante siano di altissimo livello
tecnologico, in realtà portano il soggetto, anche se è un ottimo tecnico, a
delle percezioni metafisiche. La strada non è quella del monaco o del fachiro:
le strade per arrivare alla luce sono tante, basta che uno vada sempre in
superlavoro di se stesso, non in stress. Se uno lavora, fa la solita routine,
ma ogni giorno fa una piccola cosa in più di quanto ha fatto il giorno prima
(non in termini quantitativi ma qualitativi), alla fine comincia a vedere
quella luce che cercava ma che ha dentro di sé.
Il flash che hai percepito apparentemente per caso è una tua realtà: la percezione dell’attimo fuggente.
Allora la luce che tu hai visto non è altro che la luce che uno ha dentro e non riesce a vedere, è quel punto nero di cui parlavo prima. In effetti il punto nero è un punto luce, nel momento in cui non è più nero, è luce. Ma non è la luce del sole, è quella della conoscenza, quella a cui si riferisce Cristo quando dice: “Io sono la via, la verità, la vita”. E’ il momento in cui il buco nero delle tenebre viene rotto dalla luce. **1)
Il flash che hai percepito apparentemente per caso è una tua realtà: la percezione dell’attimo fuggente.
Allora la luce che tu hai visto non è altro che la luce che uno ha dentro e non riesce a vedere, è quel punto nero di cui parlavo prima. In effetti il punto nero è un punto luce, nel momento in cui non è più nero, è luce. Ma non è la luce del sole, è quella della conoscenza, quella a cui si riferisce Cristo quando dice: “Io sono la via, la verità, la vita”. E’ il momento in cui il buco nero delle tenebre viene rotto dalla luce. **1)
La prima cosa
che Dio fa è separare la tenebra dalla luce, il bianco dal nero. E bisogna
separare il bianco dal nero perché, se stanno insieme, c’è il caos. Il caos è
caratterizzato dal bianco e dal nero visti insieme, quindi uno è in disordine
con se stesso, ma non è malattia, è solo disordine. Allora si tratta di fare
luce.
**1) Non sempre è buona cosa dire l’esatto
significato delle immagini, soprattutto quando si è all’inizio di un percorso
formativo specialistico.
Per quale motivo?
La persona non è preparata a cogliere il
proprio “conosci te stesso” autentico poiché si trova condizionata da morali
familiari, sistemiche, religiose. Se vede un Cristo non si può dirgli che sotto
il profilo squisitamente biologico si tratta di un’immagine non vitale. Nelle
chiese non scorrono fiumi, non crescono alberi. Il linguaggio primigenio delle
immagini mentali è nato con la specie umana, migliaia di secoli prima di
Cristo, Zeus, Anubi, Buddha, Maometto, Manitù. Questo linguaggio iconico lo
ritroviamo nei sogni, ma non solo. Tutta la nostra esistenza 24 ore su 24 è
permeata di immagini.
Il criterio biologico di lettura delle
immagini oniriche (l’inconscio) recita
così:
“L’inconscio contesta ciò che la ragione
sostiene”.
Per i neurofisiologi si tratterebbe di un conflitto tra l'emisfero Dx e Sin del cervello.
Per l'auditor onirico invece siamo in presenza di una malversazione informatica (una rete neurale) che si connota psicologicamente come complesso dominante.
In questo caso il flash denuncia un
probabile senso di colpa che potrebbe condizionare l’esistenza di quella persona, la quale
attraverso la fede cerca una via salvifica di espiazione e perdono (bisogna
sempre verificare).
Non ho ancora trovato un caso in cui la “ragione”
avesse ragione.
Daniele Bernabei
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