UPDATED - Immagine Quantica
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Questo blog è assolutamente speciale. Sono i capitoli di un libro dinamico, per cui è opportuno, per poter capire il contenuto di un certo post, leggersi i post che lo precedono, altrimenti alcuni argomenti potrebbero risultare incomprensibili. Chiedo al cortese lettore di essere paziente e di spendere un po' del suo tempo per condividere con me i suoi commenti e le sue critiche, affinché mi aiuti a migliorare i concetti, il lessico, l'esposizione.
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UPDATE
Un
sentito e cordiale ringraziamento a tutti coloro che hanno avuto
(e avranno la costanza di leggere questo post) e magari studiarlo
bene e commentarlo. Come vedete ho alzato di molto il tiro e le cose
che scrivo non sono affatto facili e soprattutto non sono banali.
Tutto quello che espongo è confortato e validato dall'esperienza:
posso provarlo di fronte a chiunque (l'ho già fatto). L'unica
difficoltà è per certuni che mi hanno chiesto ripetutamente di
insegnare loro questa semplice ma difficilissima scienza. La difficoltà consiste
essenzialmente nell'avere un grande coraggio quando si vede
l'immagine di sè stessi. Un grandissimo coraggio!
SEMPRISSIMO,
L'IMPIETOSO CREATORE DI IMMAGINI, TI PRESENTA ILTUO RITRATTO, PER
COME VERAMENTE SEI. A VOLTE L'IMMAGINE E' TRAGICA, A VOLTE ALLEGRA E
SANA.
L'immagine
quantica dice quanto del tuo potenziale hai investito nella
vita e te lo dice icasticamente.
IL
PROSSIMO POST SPIEGHERA' IL RAPPORTO TRA IMMAGINE, QUANTICO
ESISTENZIALE E CAMPO DI APPLICAZIONE.
UN
POST DIFFICILE DA STUDIARE ED ULTRA-DIFFICILISSIMO DA METTERE IN
PRATICA NELLA VITA.
Grazie
per la vostra cortese attenzione e...A presto.
Daniele
Bernabei
Tanti anni fa, venti per l'esattezza, cominciai a studiare le immagini dei sogni. Avevo conosciuto un funzionario del SISMI che si interessava di meccanica quantistica. Per un po' di tempo ci siamo tenuti in contatto fino al 2000.
Nel 1997 in occasione di un congresso internazionale presentai all'Accademia delle Scienze di Mosca la relazione inserita in questo post. Il testo è molto difficile, più ostico di quelli che ho postato in precedenza.
Il testo risente degli anni trascorsi ma nell'insieme è ancora abbastanza attuale.
L'intento è quello di spiegare agli addetti ai lavori il concetto di diade (presente nei sogni), il concetto di triade Matrix (presente nei sogni) che ho già trattato nella relazone "Family", il concetto di immagine quantica che si formalizza nell'iperspazio dell'IO-A-PRIORI.
Ritorna ancora una volta il tanto citato "SEMPRISSIMO" che qui spiego in modo totalmente diverso. Nello spazio astronomico è pressochè impossibile determinare le traiettorie di tre corpi celesti in interazione tra di loro come massa, velocità, forza gravitazionale.
Ritorna qui l'effetto farfalla che ho gia trattato e che Poincaré espone in modo magistrale (vedi inizio relazione).
L'impossibilità di prevedere una situazione in modo esatto.
Nei sogni non è così. Se si sanno leggere le immagini la previsione che essi rappresentano è sempre esatta. Anzi SEMPRISSIMO esatta. La computazione onirica tiene conto di tutte le variabili vettoriali che determinano il muoversi, nella vita, del soggetto sognatore. La sintesi risultante è sempre e comunque un' immagine, o meglio una story dream che ritrae la situazione esistenziale del soggetto sognatore. La storia cambia attimo per attimo e così le immagini. Nelle diaidi ossessive no. Il format della telenovela rimane immutabile (diade tanatica), quello che varia sono solo gli scenari ma il copione è sempre lo stesso: Il CICLO 8 citato nel post O.I.M.
Dopo questa discorsiva premessa passo alla trattazione dell'argomento.
Chi riesce ad arrivare alla fine avrà come premio un sogno chiarificatore. Chi riuscirà a capire metta subito in pratica quello che ha letto.
Chiunque capirà perchè insisto tanto sullo studio dell'informatica, sui diversi modi di computare: digitale, analogico, quantico.
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ottobre 1997
Daniele Bernabei
PRIMO CONGRESSO MONDIALE
DI
ONTOPSICOLOGIA
L'IPERSPAZIO DELL' IO A PRIORI
Accenno qui all'impossibilità di descrivere matematicamente un certo fenomeno, in modo esatto.
Per un'esaustiva trattazione rimando al primo e terzo capitolo (Determinismo e predicibilità - Determinismo e caos) del volume “Il CAOS - Le leggi del disordine” edito da “Le Scienze S.p.A. - Gennaio 1991.
Molte volte ho discusso la definizione del concetto di entropia e quasi mai ho trovato interlocutori sufficientemente ordinati, quasi che l’argomento stesso fosse fonte di disorganizzazione.
Soprattutto nella branca della psicologia sistemica e cognitiva ho rilevato questa situazione, quando diversi colleghi, sapendo che sono stato responsabile della sicurezza dei sistemi informativi della mia azienda, mi domandavano: Ma se l’uomo, in quanto elaboratore d’informazioni, è simile ad un computer allora che sicurezza c'è che i dati che computa siano esatti?
E la domanda non è per nulla inammissibile poiché una risposta in tal senso, per quel che mi risulta, non mi sembra sia stata data.
In questa sede si fornisce ancora qualche notizia (ampliabile coi succitati testi) riguardo all'impossibilità di addivenire ad un a misura esatta, deterministica e predittiva di un fenomeno, ivi compreso l’evento “Uomo”, applicando i principi e i metodi della cosiddetta "scienza ufficiale". E si insiste vieppiù su tale linea essendo molta della psicologia attestata su ricerche di modelli che spieghino un qualcosa in quanto causa, come precessive simbolizzazioni di eventi a venire, invece che costanti di forma adimensionali.
Ci sono certi andamenti evolutivi i cui valori non sono conoscibili a-priori (alcuni invece si attestano su ciclicità di periodo due o quattro o vanno a zero, ecc.). Di essi si conosce bene la funzione che questi valori genera ma non le innumerabili varianze.
Poincaré già nel 1903 affermava:
Una causa piccolissima che sfugga alla nostra attenzione determina un effetto considerevole che non possiamo mancare di vedere, e allora diciamo che l’effetto è dovuto al caso. Se conoscessimo esattamente le leggi della natura e la situazione dell’Universo all’istante iniziale, potremmo prevedere esattamente la situazione dello stesso universo in un istante successivo. Ma se pure accadesse che le leggi naturali non avessero più alcun segreto per noi, anche in tal caso potremmo conoscere la situazione iniziale approssimativamente. Se questo ci permettesse di prevedere la situazione successiva con la stessa approssimazione, non ci occorrerebbe di più e dovremmo dire che il fenomeno è stato previsto, che è governato da leggi. Ma non sempre è così; può accadere che piccole differenze nelle condizioni iniziali ne producano di grandissime nei fenomeni finali. Un piccolo errore nelle prime produce un errore enorme nei secondi. La previsione diviene impossibile e si ha un fenomeno fortuito
Per descrivere matematicamente un sistema bisogna innanzi tutto scegliere le variabili che siano in grado di rappresentarlo significativamente.
Il numero delle variabili scelte definisce i gradi di libertà del sistema.
La traslazione o spostamento di un corpo lungo una retta possiede un solo grado di libertà poiché è sufficiente conoscere la sua ascissa in relazione ad un punto origine arbitrariamente stabilito.
Un pianeta osservato in uno spazio euclideo, possiede tre gradi di libertà che ne definiscono l'attuale posizione apparente, non tenendosi conto del tempo che la luce ci mette per arrivare fino a noi e delle curvature provocate dalle masse gravitazionali.
Due pianeti possiedono, sempre nello spazio euclideo, sei gradi di libertà; ossia per descrivere dove si trovano ad un certo istante occorrono giusto sei variabili di posizione.
Però se vogliamo conoscere ad ogni istante la loro posizione occorre anche sapere le velocità associate a ciascun grado di libertà, la velocità nelle coordinate x, y, z, tanto per essere chiari.
In altre parole: la quantità di moto di ciascun pianeta è data dalla massa moltiplicata la velocità.
Un automobile a 100 km\ora avrà una quantità di moto superiore ad una che procede ad 80 km\ora e quindi una quantità di energia (cinetica) superiore.
Lo stato del sistema sarà dato da tre variabili di posizione e da tre variabili di quantità di moto per un totale di SEI variabili.
Ognuna di queste variabili è una dimensione del sistema.
Lo stato di un pianeta quindi è descrivibile attraverso sei dimensioni; quello di due pianeti con 2x6 (12) dimensioni.
Lo spazio così definito è detto spazio delle fasi. In questo spazio è possibile con dodici equazioni differenziali rappresentare l’evoluzione del sistema nello spazio.
La risoluzione, o meglio l'integrazione del problema dei due corpi celesti, consiste nel trasformare il sistema in 2x6 equazioni in un sistema di 6x2 equazioni equivalenti a sei pianeti ognuno con un grado di libertà.
Se i sistemi sono lineari (ossia rappresentabili attraverso l’equazione della retta (ax+by+z=0) allora è possibile l’integrazione.
Se i sistemi non sono lineari, il che vuol dire che non è possibile scomporli in N sistemi indi-pendenti con un grado di libertà, allora il modo secondo cui si caratterizza lo spostamento (o l’evoluzione del sistema) non è quasi mai rappresentabile tramite integrazione.
Alcuni sistemi non lineari semplici come il movimento del pendolo (semplice) sono tuttavia integrabili.
Nella meccanica tutti i sistemi (meccanici) possiedono almeno una costante di moto tra cui primaria è l’energia e questa è rappresentabile mediante una ipersuperficie di energia, appunto, che in un certo spazio di fase risulta costante ed uguale a 2N-1 dimensioni essendo l’energia la dimensione rappresentata.
Potendo calcolare l’energia del sistema, significa che è possibile calcolare le altre dimensioni o costanti di moto e quindi il sistema di equazioni è integrabile e pertanto, per come abbiamo ora detto, trasformabile in N sistemi ad una dimensione per cui le costanti di moto sono N e la traiettoria del punto rappresentativo il sistema nello spazio delle fasi è rappresentato solo da N dimensioni.
Se invece l’ipersuperficie di 2N-1 dimensioni non è integrabile allora è impossibile trovare N costanti di moto. La traiettoria dei corpi è molto libera e si muove in una ipersuperficie più ampia di 2N-1 dimensioni.
Per N=2 i problemi integrabili sono quelli rappresentabili mediante matrici bidimensionali, inviluppate secondo due assi di simmetria circolare in cui la traiettoria nello spazio delle fasi assume la forma di una ciambella, in geometria: ”toro”.
All’interno di questo spazio a forma di ciambella si svolgono le traiettorie-orbite.
Quindi per N=2 i problemi integrabili sono tutti quelli che si collocano nello spazio delle fasi su tori di dimensione due.
QUESTA FORMA RAPPRESENTA (anche) LO SCHEMA DELLA ORGANIZZAZIONE FUNZIONALE DELL’ ORGANISMO VIVENTE. LE ORBITE AL SUO INTERNO SONO LE COMPUTAZIONI CHE QUESTO SISTEMA E IN GRADO DI ESEGUIRE E SONO SOGGETTI AD UN VINCOLO NON BANALE, ESPRESSO DAL POSTULATO DELLA OMEOSTASI COGNITIVA.
IL SISTEMA NERVOSO E’ ORGANIZZATO (O SI ORGANIZZA) IN MODO DA COMPUTARE UNA REALTA’ STABILE DANDO FORMA A CERTE QUANTITA' DI ENERGIA.
Questa conclusione la troviamo a pag.305 di “Observing Systems” di Heinz von Foerster, uno dei massimi esperti mondiali di cibernetica. Le premesse di Foerster sono però di ordine neuro-fisiologico e tendono a definire come si costruisce la realtà biologica e cognitiva.
Allora: i problemi integrabili sono quelli risolvibili cognitivamente e quindi sembrerebbero alla portata dell’IO-logico-storico secondo un proprio “modus operandi”.
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La computazione di questo spazio appartiene a quello che la scienza Ontopsicologica identifica anche come ciclo biologico. Questa computazione ha la caratteristica di essere ricorsiva sia nella filogenesi sia nell'ontogenesi in quanto autopoiesi coordinata su vettori informatici fissati su memorie cicliche (DNA Biologico).
Essendo tale computazione programmabile (DNA) e ricorsiva, in quanto posta nello spazio-tempo, è possibile allora utilizzarla per costruire anche processi costanti e ripetitivi tali da simulare attività mentali (p.e. ossessioni mentali, pensieri ricorrenti, coazioni a ripetere, ecc.) capaci di posizionarsi come memorie biologiche neurali permanenti con il preciso scopo di invadere ed arrestare la creatività del ciclo psichico.
Lo spazio dell’IO-computazionale-logico-meccanico allora sarebbe uno spazio ristretto che non rende ragione dello spazio dei problemi non integrabili che però REALMENTE sussistono.
Le traiettorie descritte da un punto-sistema non integrabile, sempre a due gradi di libertà, si collocano su ipersuperfici a tre (2x2-1) dimensioni. Pertanto quando il numero delle dimensioni delle ipersuperfici è superiore a due i problemi di meccanica non sono più integrabili, ossia non computabili dall’IO logico-cognitivo succitato. Le traiettorie assumono un andamento stocastico e nell’ambito della computazione toroidale sembra che tale moto sia legato al caso.
In altre parole quando i corpi sono tre o più di tre o non seguono l'equazione della retta (ad esempio tre palle di biliardo che si urtano contemporaneamente) non è assolutamente possibile predirne il comportamento. Questo in sintesi è il problema dei tre corpi, posto da Poincaré all'inizio di questo secolo, che resiste ancora a tutti i tentativi di soluzione.
Le traiettorie sono indeterminabili non solo nella misura ma anche nella forma!
Per ritrovare la perduta costanza di forma che individua e specifica il sistema nelle sua dimensione “energia” bisogna sapere dove stanno e come si computano le altre 2N-1 dimensioni di ipersuperfici.
E se esse sono date e sono in qualche modo computabili, allora questa computazione deve accadere in uno spazio non chiuso in quanto immagine/forma a-priori della possibile successiva azione dell'Io logico-cognitivo
Questo a-priori, così come viene esposto è una conseguenza di un ragionamento logico che di-mostra la preesistenza di campi ignoti alla speculazione dell’Io bidimensionale suddetto.
Tali campi possono essere considerati come punti di ordinata e organizzata accumulazione energetica di un unico campo unificato.
Passiamo adesso ad un'altra forma espositiva correlabile a quanto finora detto.
Il campo unificato è un "agente universale", i punti di accumulazione energetica sono i cosiddetti "punti forza" del "campo semantico", le costanti di moto sono i vettori che trasducono informazioni da un punto forza di campo ad un altro punto e ne determinano lo spostamento e la trasformazione. Ciò implica una differenza fondamentale rispetto ai criteri di osservazione della meccanica classica e di quella quantistica.
L'osservatore della meccanica classica è "neutro" e non influisce, almeno così si dice, sugli oggetti osservati.
Nella meccanica quantistica l'osservatore non è neutro e quindi non può determinare simultaneamente la velocità e la posizione dell'oggetto osservato in quanto la misurazione varia (disturba) lo stato dell'oggetto medesimo.
Nel campo semantico invece l'osservatore (il trasducente) è attivo, esso immette nell'oggetto osservato (il trasdotto) i valori dei vettori che determinano la quantità di energia investita e ne formalizzano verso, direzione e scopo.
L'oggetto osservato è il punto di applicazione di questi vettori. L'insieme di tutti i vettori si codifica e specifica in "quanto immagine" (immagine quantica).
I percorsi di trasduzione sono rappresentabili medianti grafi o reticoli orientati, l'insieme dei nodi e delle linee che congiungono i nodi identifica la rete semantica di trasduzione.
Ciascun nodo è caratterizzato dalla possibilità di costruire innumerevoli matrici ISOpercettive del reale nel passaggio estero-propriocettivo, relativamente al linguaggio base del percipiente (ISO di natura). Tutti i nodi sono altresì caratterizzati da una matrice allo-percettiva (standardizzazione), quale strato neurale intermedio di (matrice riflessa) SLIDE 5, non osservabile direttamente, che imbarattola (cfr. "Progetto Uomo"- A. Meneghetti, cap. "La Psicologia del Barattolo") - tutta l'attività ISO-percettiva riducendola ad una ed una sola coazione-ciambella (coazione a ripetere).
Tale computazione ciambella non è altro che la diade psicologica ossessivo-ripetitiva rappresentabile come un'ellittica i cui due fuochi (così sono detti i due punti interni a questa figura geometrica piana) sono due corpi diadici in relazione univoca all'interno dell'ellisse (un circuito ovale tanto per capire) il cui perimetro è definito dalla rotazione del corpo dipendente.
Attenzione ora al passaggio. SLIDE 10
Consideriamo tre corpi nello spazio, così nominati SLIDE 20
S = Satellite
P = Pianeta
E = Egemone
Il moto di S è determinato, secondo quanto è stato prima detto, dalla risultante di sei vettori (che dal punto di vista ontopsicologico possono identificarsi con sei stereotipi). Se osserviamo il moto di S intorno a P, stando all'interno dell'ellisse, sembra che P non si muova. Ma anche P possiede un suo moto, trascinando anche S, in un diverso sistema di riferimento dove S, P sono un fuoco di un'altra ellisse in cui E è il secondo fuoco.
Questa seconda ellisse rappresenta la diade tanatico-regressiva.
Anche il moto di S,P intorno a E è determinato dalla risultante di sei vettori.
S e P essendo un sottosistema di E non lo possono osservare, quindi, poiché proprio da E dipendono, non usciranno mai dalla loro circoscrizione ellittica.
Questa metafora astronomica esemplifica in modo plastico la dinamica bidiadica del monitor di deflessione nel contesto familistico, esattamente com'è spiegato, in maniera più estesa e circostanziata, nell'altra mia relazione sulla famiglia.
L'amplificazione di tali dinamiche in tridiadiche, tetradiadiche, ecc., tende a rappresentare il modo meccanico attraverso il quale il m.d.d. meccanicizza l'universo della dialettica uomo simulando e deflettendo, sempre in modo meccanico, le immagini quantiche non integrabili scaturite originariamente dagli a-priori metafisici.
E queste catene di "moventi" a loro volta "mossi", le cui primarie mitosi biopsichiche si perpetrano all'interno della famiglia, somigliano alle tecniche multilevel delle strategie di network marketing, made in U.S.A. il cui obiettivo consiste nella saturazione progressiva e mantenimento in leveraggio (bisogno indotto e fittizio) dell'area target designata. E così pure procede la scienza che insiste nella ricerca secondo il modello dualistico e contraddittorio impostato su assiomi validi solo nelle loro rispettive ontologie regionali.
Ma come abbiamo dimostrato, in verità ad usum delphini, esiste uno spazio-tempo inaccessibile al procedere scientifico di riduzione e successiva integrazione binaria.
E qui si dovrebbe aprire il discorso su come iniziare il cammino verso la conoscenza di sistemi aperti i cui gradi di libertà riferiscono necessariamente alla libertà del CHI ESSERE in quanto principio, specificità ed individuazione per risolvere l'uomo quale "problematica aperta la cui soluzione (citando la frase d'apertura di "Ontopsicologia Filosofica" del prof. Meneghetti) resta in dipendenza di un valore da realizzare".
E proprio nella trasduzione informatica di campo, positiva secondo la posizione del ricevente, risiede tale soluzione contingente e costante, ossia nella capacità di cogliere l'istante continuo della formalizzazione dell'immagine quantica, apriorica l'irreversibilità dell'azione storica.
L'immagine quantica nel suo a-priori è proporzione unitaria per l'applicazione prossima dell'ottimale possibile precessivo il reale. Ciò significa l'integrazione di tutti i vettori di campo, indipendentemente dal loro numero, provenienti da molteplici punti forza trasducenti e unitariamente convergenti in un punto forza ricevente trasdotto. La lettura dell'immagine quantica risultante, scevra da computazioni aggiuntive, consente al ricevente di esplicitare espansivamente nel reale azione positiva, riflettendo l'universale respiro ontico del proprio esserci.
E in quest'iperspazio, in cui si dilegua ogni dubbio, ecco sciogliersi nel campo psichico il famoso problema dei tre corpi posto, oltre un secolo fa, nel campo fisico dall'esimio prof. Henrì Poincarè.
Il trino è l'uno.
Un cordiale saluto.
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